La vita solitaria può portare alla depressione. Nell’escalation verso la patologia intervengono diversi fattori ma uno su tutti ha il ruolo principale.
Uno studio pubblicato dal Centro Nazionale per le Statistiche Sanitarie del CDC ha riscontrato come le persone che vivono da sole hanno maggiore probabilità di sentirsi depresse rispetto a chi vive in compagnia. Non bisogna. però, fermarsi all’apparenza.
Andare a vivere da soli è una scelta che tanti giovani compiono per raggiungere la propria indipendenza. Imparano a prendersi cura di sé e a soddisfare in autonomia i bisogni primari. Per un periodo di tempo può essere gratificante avere la casa tutta a propria disposizione, creare le proprie abitudini e non dover dar conto a nessuno dei propri comportamenti. A lungo andare, però, la vita in casa da soli può cominciare a pesare.
Il piacere che prima si provava a stare senza compagnia può cominciare a trasformarsi in solitudine. Se questa condizione viene intesa nella sua accezione negativa il rischio è che il vivere da soli possa portare alla depressione. Lo studio dell’NCHS, nello specifico, ha rivelato come il 6,4% degli adulti che vivono da soli provano sentimenti di depressione rispetto al 4,1% di chi vive in compagnia.
Vivere da soli porta alla depressione? La risposta spaventa
L’indagine del NCHS ha coinvolto circa 29.400 persone. La correlazione tra la depressione e chi vive da solo (37,9 milioni di persone negli Stati Uniti nel 2022) è accertata. Le problematiche più rilevanti dipendono dalle condizioni economiche degli intervistati. Gli adulti con redditi sotto la soglia di povertà manifestavano sentimenti di depressione maggiori rispetto agli adulti con alto reddito. Ad incidere sulla depressione anche l’età e il genere ma il vero elemento discriminante è stato individuato nelle relazioni sociali.
Se si vive da soli ma si hanno amici e persone che si frequentano abitualmente allora si corre meno rischio di sviluppare sentimenti di depressione. Aver creato relazioni sociali stabili e appaganti, dunque, significa poter contare su un sostegno emotivo tale da poter “sopportare” gli svantaggi dell’abitare da soli. Ma questa considerazione non è esaustiva. Lo studio ha diversi limiti.
Ci sono persone che pur abitando insieme ad altre sono depresse. La convivenza non è garanzia di salute mentale soprattutto con riferimento agli anziani che vivono con i parenti. Sembrerebbe che abbiano maggiori probabilità di sviluppare effetti negativi sulla salute mentale. Si può vivere in una casa con tante persone è sentirsi soli e depressi. Ciò che conta, dunque, è come si vive la solitudine e se è affiancata o meno dall’isolamento sociale che incide sul benessere psicologico dell’individuo.